10 minuti di libertà: pensieri segreti di un ristoratore stanco ma determinato
Riflessioni di un Cameriere Sotto Pressione
Sono le 21:45. Il turno è iniziato alle 8 di questa mattina e non ho avuto nemmeno il tempo di bere un caffè decente da quando ho messo piede nel locale. Finalmente, dopo aver servito l'ultimo tavolo con una cortesia che ormai mi costa più fatica del sollevamento pesi, riesco a rubare dieci minuti per me stesso. Dieci minuti preziosi come diamanti in una giornata che sembra non voler finire mai.
Esco dal retro del ristorante, mi appoggio al muro freddo del vicolo e accendo quella sigaretta che aspettavo da ore. Il primo tiro è quasi mistico; sento il mio corpo sgonfiarsi lentamente, come se qualcuno stesse svuotando un palloncino pieno di stress. È incredibile quanto possa essere liberatorio fare *niente*, anche solo per pochi istanti.
Ma poi arriva lei, la mente traditrice. Appena abbassi la guardia, comincia a tirarti dentro i suoi vortici di pensieri. E così succede anche oggi.
Inizio a ripensare alla giornata. Al signore seduto al tavolo numero tre che ha preteso di sapere se il pollo era stato allevato "felice" prima di essere macellato (giuro, queste parole). Alla coppia romantica del tavolo nove che litigava sul conto perché entrambi avevano dimenticato chi aveva ordinato il dolce extra. E ovviamente al gruppo di turisti rumorosi che hanno deciso di festeggiare il loro anniversario facendomi correre avanti e indietro con bottiglie di prosecco come se fossi Rocky Balboa durante l'allenamento.
Ogni giorno è una maratona, ma alcune giornate sembrano gare di resistenza estrema. Corri, sorridi, anticipi esigenze invisibili, cerchi di mantenere un tono calmo mentre dentro di te stai urlando "BASTA!" alla vita intera. Eppure, ogni volta che penso "Domani lascio tutto", qualcosa mi ferma.
Forse è la passione. O forse è solo abitudine travestita da amore.
C’è una parte di me che ama davvero questo lavoro. Nonostante tutto. Amo vedere i clienti soddisfatti, amo trasformare una serata qualunque in un ricordo speciale. Quando un bambino mi ringrazia perché gli ho portato il gelato giusto o quando una coppia anziana mi dice “Grazie, ragazzo, ci hai fatto sentire a casa”, allora capisco perché continuo a farlo. Ma c’è anche un’altra parte di me – quella stanca, esausta, irritabile – che vorrebbe fuggire lontano. Magari aprire un chiosco sulla spiaggia e vendere cocco fresco senza dover sorridere a nessuno.
Il problema è che cambiare non è facile. Cambiare significa rischiare, significa perdere sicurezza economica in un mondo dove già fa paura uscire di casa. E poi, diciamocelo, quanti altri lavori ti permettono di conoscere così tante persone? Anche se molte di loro sono insopportabili, certo, ma resta il fatto che ogni giorno incontri vite diverse dalle tue. Ascolti storie, osservi comportamenti, impari cose nuove. Forse è proprio questo che mi tiene incollato qui: la sensazione di essere parte di qualcosa di più grande, anche se spesso è un qualcosa fatto di piatti sporchi e richieste assurde.
Tiro ancora dalla sigaretta e guardo il cielo. Si sta facendo buio, ma c’è ancora quel bagliore arancione che illumina debolmente il vicolo. Mi chiedo se tra dieci anni sarò ancora qui, a fumare in un angolo sperduto del mondo, a riflettere su quanto sia complicato bilanciare ambizioni e realtà. Oppure sarò altrove, finalmente libero?
La verità è che non lo so. So solo che adesso devo rientrare. Tra cinque minuti arriverà il prossimo tavolo, e sarà meglio che io abbia un sorriso pronto, perché nessuno vuole essere servito da un cameriere triste. Nessuno vuole sapere quanta fatica c’è dietro quel bicchiere d’acqua versato con precisione millimetrica.
Spengo la sigretta sotto la scarpa e torno dentro. Il mio regno mi aspetta, insieme a tutte le sue sfide. Forse domani cambierò idea, forse no. Per ora, però, resto qui. Perché, nonostante tutto, c’è ancora una piccola parte di me che crede che valga la pena sopportare questi momenti difficili pur di vivere quelli belli.
E poi, diciamocelo: chi altro può vantarsi di aver salvato una cena aziendale servendo venti porzioni di tiramisù in meno di tre minuti?
Se sei arrivato fino a qui, probabilmente sai cosa significa affrontare giornate lunghe e intense. Lascia un commento e raccontami la tua storia: quali sono i tuoi dieci minuti di libertà?


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